La chiesa
L'organo
Gli affreschi del Tiepolo


LA CHIESA:

Da un documento originale, scritto in corsivo curiale su pergamena in data 15 luglio 1146, il Vescovo Gregorio, investe il Capitolo della Pieve di MEOLO, con tutti i diritti ad essa inerenti, in ricambio della Chiesa di Santa Cristina, con doti e quartesi, già di proprietà dei canonici. Si può quindi affermare con rigore che la nostra prima chiesa esisteva già costruita a MEOLO nel 1146.
La chiesa di MEOLO era dedicata sin dall'inizio a San Giovanni Battista. Notizie su questo edificio risalgono alla rettoria di Franco Ramberti (1514-1561) sotto la quale si trovano notificate delle spese per la riedificazione della chiesa. Nel 1562 venne annesso da Papa Pio IV il beneficio di MEOLO agli Agostiniani di Monte Oritone che avevano il convento di San Cristoforo della Pace in Venezia. Da allora, tenendo presente quanto sostiene lo storico Agnoletti, la chiesa fu più volte rimaneggiata. Nella lapide collocata sopra la porta d'ingresso laterale, navata di destra, della chiesa, si legge:

A DIO OTTIMO MASSIMO
IL TEMPIO
AL NOME DI S. GIOVANNI BATTISTA
GIA' DA LUNGO INNALZATO E DALL'ANNO DI CRISTO 1760 RESO PIÙ ELEGANTE
PAOLO FRANCESCO GIUSTINIANI PONTEFICE TREVIGIANO
ATTRAVERSANDO LA DIOCESI VISITA E
SECONDO IL RITO CONSACRO'.
20 GIUGNO, DOMENICA FRA L'OTTAVA DEL CORPUS DOMINI
DELL'ANNO 1779
NEL PRECISO ANNIVERSARIO DELLA III DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE
VOLLE FOSSE FATTO.
ESSENDO ARCIPRETE PIETRO CHIESA

La chiesa fu dunque riconsacrata nel 1779.


L'ORGANO:

Progetto fonico e costruttore: Maestro Gerhard Hradetzky - Oberbergen bei Krems - Austria 1994-1996

Il 28 settembre 1996 - ore 17.30 - S.E. Mons. Antonio Mistrorigo, Vescovo emerito di Treviso, benedice il nuovo organo della Chiesa Arcipretale di MEOLO.
Una cerimonia semplice, toccante per la nostra comunità che ha visto realizzarsi una "impresa quasi impossibile" - il restauro dell'antica cantoria e la costruzione del nuovo organo -.

Abbiamo visto per mesi, in chiesa, impalcature, la cassa dell'organo sparire e poi ritornare, una gru di non indifferenti proporzioni e da ultimo, una serie di canne di legno e di metallo di tutte le dimensioni che hanno trovato il loro posto nella cassa restaurata dell'organo. Chi è entrato in chiesa in luglio ed agosto di quell'anno avrà sicuramente avuto modo di osservare il lavoro "quasi misterioso" dell'organaro e gli sarà rimasto impresso anche il cartello affisso alla porta della chiesa "per i lavori di intonazione ed accordatura dell'organo si prega di non disturbare", Gerhard Hradetzky.

Con la benedizione e l'inaugurazione si è concluso, per quanto riguarda i lavori, quel percorso che è iniziato nel gennaio del 1992 con una prima idea, proseguito poi nel 1993 con la raccolta dei primi fondi, la richiesta delle autorizzazioni necessarie, il bando di concorso per l'aggiudicazione dei lavori dell'organo e terminato con la stipula dei contratti nel febbraio del '94.

L'opera è sicuramente pregevole dal punto di vista estetico; c'è una perfetta armonia fra la parte antica ed il nuovo organo che si inserisce mirabilmente e valorizza il complesso cantoria-cassa, completamente restaurato. Dal punto di vista prettamente tecnico, si tratta di un prezioso strumento completamente meccanico, di concezione tedesca ma nello stesso tempo ispirato alla grande tradizione veneta e del quale si vogliono sottolineare alcuni pregi riconosciuti da addetti ai lavori ed appassionati: - la perfetta rispondenza con lo spazio sonoro (chiesa). L'organo appare perfettamente dimensionato, con una resa acustica decisamente superiore alle aspettative; - la qualità pregevole dei materiali impiegati (legno, metallo, pelle) e l'accurata lavorazione degli stessi con metodi artigianali; - la scelta dei registri e della loro disposizione su due corpi d'organo (Grand'Organo ed Espressivo) che offre grandi possibilità all'esecutore; - il "Ripieno" di rara bellezza e di grande impat to emotivo; - la "religiosità" di alcuni registri (principali, flauti, viola, gamba) che lo rende strumento adatto in tutto alle esigenze della liturgia e del culto.

Ora l'organo è affidato alle cure ed alle premure della Comunità di MEOLO perché se ne serva per le funzioni liturgiche, per momenti di meditazione e di ascolto e lo sappia trasmettere ai posteri in perfetto stato di conservazione.

Armando Brondolin
 
Un dialogo tra arte e natura
Organo a due manuali, completamente meccanico, con somieri a tiro. 25 registri reali ai manuali e al pedale... Consolle in noce massiccio: tastiere a bilanciere guarnite con cuoio, tasti diatonici ricoperti in osso e tasti cromatici in palissandro... Meccanica dei registri azionata da catenacciature in quadrello di ferro rotante su cerniere di ottone. Stecche dei registri in abete di circa 80 anni, guarnite con tessuto... Meccanica delle tastiere viennese, senza feltratura e con trasmissioni imperniate su punte di acciaio: catenacci in larice e in ferro. Le canne di facciata in lega di stagno all'80%, quelle interne al 40%... in totale 1.520 canne, 255 delle quali costruite impiegando i migliori legni di abete, cipresso e pero... L'accordatura è inequabile, modificata sulla base «ben temperata di J.S. Bach».
La cassa è stata restaurata con abete proveniente dalla valle di Bregenz, al confine tra Austria e Svizzera, dove le conifere hanno una crescita regolare e sono esposte al sole per gran parte della circonferenza. Le fibre diventano omogenee e compatte, fonicamente ideali. Il tetto della cassa, principale piatto risuonatore, è chiuso da abete di Boemia abbattuto nel 1915. Per la durezza, dovuta alla quasi centenaria stagionatura, riflette con minima fonoassorbenza le onde sonore. Dello stesso legno sono le stecche dei somieri, assiciole che chiudono e aprono l'accesso del vento alle canne... I somieri sono in larice lungamente stagionato, per assicurare robustezza e longevità a questa struttura che regge la selva di canne e contiene il delicato sistema dei canali del vento...
Le canne di metallo sono in lega di stagno e piombo. Dopo la fusione sono state modellate, saldate e piallate a mano, secondo una tecnica antica, ma insuperabile per ottenere un suono di elevata qualità, senza danneggiare, a differenza della piallatura meccanica, la struttura cristallina della lega metallica. Le piallate debbono rastremare lo spessore della canna verso la sua sommità, che perde circa 1/3 del suo peso. Lo strumento usato è detto ancora oggi «galera», a indicare la fatica di tale lavoro... Su questo materiale meravigliosamente lavorato ma ancora musicalmente grezzo si inserisce l'intonazione, vero atto creativo...
I rivestimenti delle parti meccaniche, i mantici, i ventilabri e le antelle dell'espressivo sono guarniti con pelle d'agnello, elastica e resistente nel tempo. La colla a caldo di ossa di coniglio supera il confronto con ogni collante sintetico. I tasti bianchi sono rivestiti di ossa di femore di bue, l'avorio essendo vietato. Lo spessore è triplo, tre millimetri invece di uno. Se tra molti decenni i tasti dovranno essere restaurati, basterà una leggera piallatura per rendere splendore alle tastiere. Questo è il grande dialogo dell'arte con la natura, piegata in tutte le sue fibre alla volontà dell'uomo...

(Dal saggio di Ignazio Roiter, Materiali, tecniche e ingegno costruttivo)
 
Cliccare sulle foto per ammirare i particolari.
 

canne in legno

il Grand'Organo

il Grand'Organo

tastiere

ventilabri

Le foto sono di Fulvio Roiter

 



GLI AFFRESCHI DEL TIEPOLO:





Non si ha alcuna notizia della commissione fatta a Giandomenico Tiepolo, figlio e più importante collaboratore di Giambattista, per la decorazione della volta della chiesa di S. Giovanni Battista a MEOLO. La firma dell'artista e la data sul libro retto dall'evangelista Matteo testimoniano che gli affreschi furono realizzati nel 1758, un anno dopo il suo brillante contributo alla decorazione della palazzina e della foresteria della Villa Valmarana ai Nani a Vicenza. Esistono inoltre quattro disegni preparatori dell'opera, tre nella Staatsgalerie di Stoccarda, ed uno nel Museo Correr di Venezia.
Per la decorazione della chiesa di MEOLO, Giandomenico riprende il motivo realizzato dal padre nella Cappella Sagredo (Chiesa di San Francesco della Vigna a Venezia) ed affresca i quattro pennacchi della volta con monocromi raffiguranti gli evangelisti. Ed è proprio nella realizzazione di questi, che Giandomenico esprime la sua più evidente e profonda originalità grafica, mentre la sua particolare sensibilità si rivela al suo meglio nella acuta caratterizzazione delle figure e nella delicata colorazione del tondo centrale.
Intorno alla rappresentazione centrale del "Battesimo di Cristo", fra gli "Evangelisti" dei pennacchi, si trovano altri tre monocromi, più piccoli, raffiguranti le virtù teologiche e le virtù cardinali. Il soggetto di un quarto monocromo resta di difficile interpretazione, a causa dei danni subiti durante il bombardamento della chiesa nel 1917. Fortunatamente nessuna delle figure del tondo centrale subì alcun danno mentre gli "Evangelisti" e le tre allegorie religiose, subirono perdite di relativa importanza.
Un restauro eseguito dopo il bombardamento, preservò l'affresco da ulteriori deterioramenti. Ogni elemento fù staccato, trasportato via canale (per paura di ur possibile bombardamento della ferrovia), ai laboratori di restauro a Venezia e ricollocato nella chiesa nel 1921.
Nel 1990, gli affreschi, pur trovandosi in condizioni relativamente buone, mostravano evidenti alterazioni provocate, in epoca recente, da infiltrazioni di acqua piovana dovute a danni alla copertura della chiesa. Si è quindi provveduto alla rimozione dei sali solubili emersi, al necessario consolidamento delle parti di intonaco disgregate dalla cristalizzazione di questi depositi, ed alla completa pulizia della superfice pittorica. L'intervento è stato completato con il restauro delle coperture e l'installazione di un nuovo impianto di illuminazione. Il progetto è stato interamente finanziato dal Kress Foundatior European Preservation Program e dal Comitato Italiano del World Monuments Fund.